Il villaggio di Nessus non sembra recare alcun segno di devastazione: i campi e le vigne che lo circondano sono intatti, e brulicanti di attività. I compagni hanno una conferma indiretta della verità delle voci che li hanno condotti fin qui nella voce tremante e nello sguardo terrorizzato di un passante, quando viene da loro interpellato circa l'ubicazione del monastero.
Proseguendo lungo la strada che attraversa il paese i nostri incontrano il capo della milizia cittadina, che indotto a credere di trovarsi di fronte a dei devoti pellegrini ignari degli eventi, dispensa alcuni buoni consigli e raccomanda loro prudenza, dato che sono state trovate tracce sospette nei pressi del monastero. Il percorso cede rapidamente il passo alla boscaglia, ma dopo poche miglia si apre nuovamente in una piana coltivata adagiata alla base di una collina, sulla cima della quale si ergono dei resti anneriti. Un'esplorazione sommaria della piana porta a raccogliere verdure sufficienti per un pasto, nonostante sia evidente che nessuno più ha badato alle coltivazioni da diverse settimane, che i nostri consumano presso un piccolo capanno, dove decidono di trascorrere la notte. Il giorno successivo prosegue l'esplorazione dei campi, con una ricerca infruttuosa di tracce. I compagni, dopo un primo sopralluogo alle rovine, nel corso del quale Jacky rinviene una misteriosa scritta incisa sui resi di un muro, Gael individua l'edificio principale del complesso, e una ripida e consunta rampa di scale che si addentra nelle viscere della collina. Il gruppo decide di passare il resto della giornata frugando tra le rovine alla ricerca di utensili, con scarsi risultati per Markian e Jacky, mentre Gael si dedica alla mappatura delle rovine in superficie, cercando di rendersi conto dell'estensione e della destinazione d'uso del complesso monastico. Dopo un'altra notte trascorsa al capanno, i nostri sono finalmente pronti per inoltrarsi nel sotterraneo.
Una ripida scalinata conduce a un'ampia sala, scavata nella nuda roccia, al cui centro un oggetto, che in breve si scoprirà essere una testa recisa dalle fattezze alquanto strane, giace immobile. Dalla parete opposta una statua di ferro li osserva severamente, con una giara dello stesso materiale adagiata ai suoi piedi.
Due porte di legno conducono fuori dalla stanza: dopo qualche titubanza Jacky apre quella verso est, dotata di una maniglia metallica tanto consumata da essere lucida. Un debole rumore in fondo al corridoio che scende di fronte a loro fa trasalire tutti: due esseri scompaiono nell'oscurità, abbandonando i resti di un goblin coi quali stavano pasteggiando. Con le orecchie dritte, il gruppo avanza senza fare troppo caso al pavimento proprio di fronte a loro, curiosamente più consumato ai lati rispetto al centro. E' Jacky a precipitare in una botola che si spalanca improvvisamente sotto i suoi piedi, riportando per fortuna solo lievi ferite. Arrivati ad una stanza con dei ganci e dei panni appesi (un gancio viene rimosso e fissato all'asta), i nostri aprono una porta che dà accesso a un lungo corridoio. Strani rumori vengono uditi da Gael: è Jacky a indagare in solitaria, giungendo a una stanza dove alcuni goblin stanno facendo un gran fracasso. Dopo un rapido conciliabolo, viene decisa la strategia: Gael e Markian prendono posto dietro la botola, mentre Jacky farà da esca. Quest'ultimo, spalancando la porta, si trova di fronte alla surreale scena di sei goblin alla caccia di un gatto, che fugge terrorizzato tra le gambe di Jacky. I goblin, increduli di fronte a tanta fortuna, scattano impetuosamente all'inseguimento del pranzo a due gambe. L'impeto gioca a favore dei nostri: il primo umanoide, appena girato l'angolo, si accorge della trappola spalancata di fronte a sé fermandosi prontamente, ma i due che lo seguono a ruota gli piombano addosso, franando rovinosamente all'interno della fossa in un grugnente groviglio grigioverde. Un secco rumore di ossa spezzate segna la fine, ironia della sorte, proprio del goblin più sveglio. I goblin restanti attaccano il gruppo passando ai lati della fossa, cercando di spingere indietro Gael e Markian. Dopo un paio di scambi infruttuosi da ambo le parti, un goblin viene ucciso da un fendente ben piazzato: il morale dei suoi crolla, e tutti, anche i due che stavano risalendo dalla botola, ritornano sui propri passi a gambe levate. I compagni incalzano la marmaglia, purtroppo con scarso successo: Jacky finisce maldestramente nella fossa (tiro d'attacco: 1), mentre Gael e Markian desistono proprio nel momento in cui si ode una voce goblinoide abbaiare ordini ai fuggitivi, che squittiscono come topi in trappola. Gael e Markian ripiegano verso le posizioni di partenza, Jacky invece imbraccia l'arco e, dal fondo del corridoio, tempesta di frecce i goblin che escono sciamando dalla porta. Il portatorcia cade, trafitto da un tiro magistrale (tiro d'attacco: 20). Altri arrivano a prendere il posto del caduto, e altri ancora: Jacky è costretto a ritirarsi al di là della botola con un agile salto.
Stavolta, nessun goblin cade giù, forse perché avvertito dalla roboante voce. I goblin continuano con la stessa strategia di prima: il Ladro lascia l'arco per imbracciare la scimitarra e affiancare il Guerriero, mentre il Mago alle loro spalle riesce, con qualche tocco mirato, a far precipitare gli umanoidi più sbilanciati. Le cose sembrano mettersi male quando Jacky viene colpito (tiro d'attacco: 20): la botta lo fa vacillare ed indietreggiare, e i goblin riescono a prendere piede al di là della botola. Fortunatamente un possente attacco di Markian ha il duplice effetto di eliminare il proprio avversario e inzuppare di sangue e materia grigia il goblin ingaggiato con Jacky, che urlando getta l'arma a terra e fugge, travolgendo il compagno dietro di sé, precipitando poi insieme nella fossa, che miete inesorabilmente un'altra vittima, la nona.
Con Jacky ferito, e il numero preoccupante di goblin che continuano a sbucare da dietro l'angolo, incalzati dalla voce sempre più vicina, i compagni decidono di ritirarsi lungo il corridoio, arrivando alla stanza della statua, e di imboccare le scale, verso la luce del giorno.